Il territorio e l'ispirazione

Nata e cresciuta in una casa a circa un chilometro dal centro storico in un ambiente allora pienamente agricolo, il mio essere figlia unica e la mia naturale predisposizione verso tutte le creature con cui venivo a contatto fin dai primi anni di vita, ha fatto si che i miei compagni di gioco privilegiati siano stati i gatti di casa che vestivo e portavo a spasso con la carrozzina al posto della bambola.

Ma anche tutti gli altri piccoli animali di campagna mi sono stati sempre familiari: galline (dalle quali andavo a prendere l’uovo ancora caldo), faraone, conigli, passerotti (che nidificavano tra le vecchie travi in legno della soffitta), passavo ore ad osservarli. Più grandicella potevo allontanarmi in bicicletta ad esplorare la campagna circostante oppure salivo su di un vecchio albero di mele e passavo ore seduta tra le chiome a leggere libri di avventure.

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La natura in tutte le sue forme è stata sempre la mia compagna e il mio rifugio privilegiato e quando ho cominciato a sviluppare sempre di più la mia passione per il ricamo era inevitabile che le due realtà si fondessero e compenetrassero.

La natura è vita, luce e colore e i fili hanno cominciato a combinarsi e vivere nel tentativo di imitarla. Ed anche quello che mi circondava ha cominciato ad apparirmi in maniera diversa.

Ero io che, ormai decisamente più "matura", ero capace di osservare e vedere ciò che prima era solo cornice, riuscendo a focalizzare particolari che prima non avevo mai "visto".

L’esplosione della natura in primavera si rifletteva nelle ricchezza delle sfumature autunnali, i particolari delle foglie e dei fiori si svelavano sempre più nella loro magnificenza.

E così il mio sogno (o la mia pazzia) non poteva chiamarsi che FILINFIORE.

Il privilegio che ho poi avuto dell’ amicizia con Anna Maria (l’architetto Anna Maria Vigo, l’ appassionata di botanica che conosce i nomi di tutti i fiori e le piante, la bravissima disegnatrice e pittrice che riporta questi fiori su carta e poi sul tessuto da abilissima ricamatrice perfetta in ogni tecnica) mi ha permesso di coltivare questa passione con soddisfazioni sempre maggiori quanto più riuscivo e riesco a seguire i suoi insegnamenti e i suoi suggerimenti.

La natura che mi circonda continua a darmi spunti e voglia di ricamare ed Anna ha la pazienza di disegnarmi foglie e fiori che raccolgo e le porto.

Sono così nati tanti lavori che mi hanno dato tante più soddisfazioni per quante più difficoltà ho incontrato nel realizzarli.

La ginestra con i suoi gialli esplosivi che in primavera illumina le nostre colline umbre è fiorita tra i nastri del mio copriletto e sulla camicia in seta blu.

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Il biancospino, umile arbusto con piccole infiorescenze bianche che ha Gualdo Tadino assume un significato particolare per la sua miracolosa fioritura il 14 gennaio in pieno inverno in occasione della festa del Beato Angelo, è fiorito anche sulla mia tovaglia e sull’asciugamano.

E i narcisi candidi con il filino rosso che esplodono in primavera sui prati di Valsorda insieme al Giglio Martagone con suoi rossi e arancioni incredibili sono spuntati sulle mie “lavagne”, a colorare le frasi che mi hanno colpito quando le ho trovate scritte nel laboratorio di un’artista novantenne e che per me sono divenute simboliche e chiarificatrici della mia curiosità e voglia di fare, lasciandomi appassionare e trasportare dai continui stimoli che la natura mi propone.

Io le chiamo l’elisir di lunga vita.

Che dire dell’olivo, antico albero arrivato dalla Mesopotamia, diffusissimo in tutto il territorio umbro in ben 40 varietà, differenziatesi secondo i diversi climi e terreni, che a Gualdo ha una sua cultivar unica, la Rigali, adattatasi alle nostre colline e resistente alle nostre gelate primaverili, curato da ogni famiglia gualdese che ha il suoi piccolo oliveto da cui ricavare un ottimo olio per il consumo familiare.

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Ha prodotto delle ottime olive anche sulla mia tovaglia in lino ecru con un orlo a barrette verde….olivo.

Ma anche il melograno, spuntato sulla lavagna con la scritta "vietato calpestare i sogni", con la sua ricca simbologia ad augurare ricchezza, fortuna e fertilità.

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E le nocciole, a Gualdo le nocchie, che si raccolgono a fine agosto-settembre nei boschi delle nostre montagne, dove gli alberi crescono spontaneamente rigogliosi trovando un habitat ideale per il loro sviluppo.

…come le pigne, quelle piccole e umili, un tempo raccolte dai nostri nonni che le usavano poi in inverno per accendere il fuoco della stufa economica o del camino, invece degli attuali prodotti chimici.

..o la foglia autunnale, gialla e rossa, dai colori apparentemente così innaturali ed invece fedele riproduzione di una foglia raccolta in autunno lungo la strada per Valsorda, appena sopra il rifugio Don Bosco.

...e poi il ramo di vite, le foglie di caco, i rami di agrifoglio, il ramo di pinus pinea, i crocus gialli che spuntano da uno sfondo verde incorniciati da una sfilatura di reticello su di una striscia in lino tono su tono
...e il bucaneve, candido e timido, che spunta con forza in mezzo alla neve e alle foglie secche, quando ancora tutta la natura non mostra alcun segno di risveglio dai rigori invernali, che ogni anno torna a stupirci nelle passeggiate invernali lungo i sentieri delle nostre montagne, preludio dell’esplosione di colori che a breve tornerà ad inebriarci, è fiorito anche sul medaglione del mio gioiello,
...o la foglia autunnale del tiglio,nei toni caldi e bruciati caratteristici di questa stagione, che si è posata su di un lato della pochette da cerimonia mentre sul lato opposto le fa da controcanto l’infiorescenza nei verdi brillanti della natura che si risveglia in primavera.

Unico nel bianco dei cotoni di un tempo, il grande cuscino su cui fa sfoggio in tutta la sua imponenza il magnifico rosone della cattedrale di San Benedetto, riprodotto fedelmente secondo la tecnica forse più congeniale agli elementi architettonici che giocano con i toni della pietra tipica gualdese, quella del trapunto fiorentino.