“Tutto mi appassiona e suscita nuove sfide da affrontare e superare nella riscoperta delle nostre radici, familiari, storiche, culturali ed ambientali.”
La passione ha radici lontane..
Sono cresciuta in una famiglia con la nonna materna nata negli ultimi anni del 1800 (sembra quasi impossibile) che faceva la sarta, ma la sarta di allora, quando si recuperava tutto della camicia che ormai lisa non poteva più essere indossata, dai bottoni a ogni altra cosa che in qualche modo poteva essere riutilizzata (ricordo bene che quelle bianche, di qualità migliore, venivano fatte a striscioline per essere usate nelle “fasciature” delle ferite più banali, dove oggi mettiamo cerotti di ogni tipo e garze sterili).
La macchina per cucire quella pesantissima a pedali, l'ho sempre vista in uso, ed io stessa, appena sono arrivata al pedale, ho imparato a “smacchinare”come diceva nonna, dopo che, naturalmente, mi ero divertita sulla macchina da cucire giocattolo, ma in metallo e perfettamente funzionante, che mi aveva portato Gesù Bambino.
Poi la scuola, tutte le femmine rigorosamente dalle “suore”, dove ho appreso i primi rudimenti del ricamo, naturalmente a misura di bimba, e con la finalità di confezionare il regalino per la festa della mamma.
Così dalla prima elementare con un piccolo centrino a punto scritto, sono arrivata alle medie con la coperta di lana all'uncinetto e la tovaglietta da tè a punto Assisi.
E qui la passione del fare con le proprie mani e il piacere di realizzare qualcosa di bello da usare e godere poi nel quotidiano erano ormai evidenti anche se forse non ancora razionalizzati.
..profonde, che riemergono..
Arriva il Liceo scientifico, l'università, la laurea, il lavoro, il matrimonio, un figlio, la vita che comunque ti prende, a volte per mano, altre per i capelli, e ti costringe comunque a crescere, ad affrontarla e tenerle testa.
Ma le passioni, quelle profonde, rimangono e sporadicamente riemergono.
Nei ritagli di tempo continuo ad assecondare questa voglia di prendere l'ago, l'uncinetto, il filo e realizzare qualcosa di bello per me, per la casa, per i miei familiari.
Ma il piacere del fare è sempre superiore a quello dell'avere poi il prodotto realizzato.
E qui comincio a prendere coscienza di come questa mia passione sia profondamente radicata, dico sempre che ricamare è per me come per il fumatore tenere la sigaretta in mano ed aspirare con voluttà, mi rilassa, mi scarica, e mi ricarica allo stesso tempo.
Intanto acquisto sempre riviste di ricamo, dove posso almeno “rifarmi gli occhi” e sognare su manufatti che sono assolutamente fuori dalle mie capacità.
Ma la voglia di imparare tecniche nuove ed affrontare nuove sfide si fa sempre più evidente, così inizio a cimentarmi da autodidatta con il modano e con i fuselli del tombolo.
Un giorno vedo su Rakam scuola di ricamo di Valtopina, penso ad un omonimo della Valtopina umbra poi mi cade l'occhio sul numero di telefono e rimango esterefatta, 0742 è il prefisso di Foligno!
Prendo subito il telefono e chiamo.
Inizia così una nuova avventura.
.. e prima o poi generano frutti ..
Comincio a frequentare la scuola ed i suoi corsi, da quelli più elementari a quelli via via più tecnicamente impegnativi, mentre le mie mani diventano sempre più abili e precise e ciò che realizzo somiglia sempre di più a quello che prima ammiravo sulle riviste. Conosco tante nuove amiche ed insegnanti, tutte come me appassionate di ago e filo, ed entro in un mondo che acquista sempre più le dimensioni nazionali, con maestre-amiche che tanto mi hanno dato ed ancora mi danno sia tecnicamente che umanamente. Anna Maria Vigo, Rosalba Pepi, Giuliana Buonpadre, e tutte le insegnanti della scuola di ricamo di Valtopina, l’unica Rita e la mitica Vera (solo per nominarne le due storiche colonne).
Anche a Gualdo riallaccio una profonda amicizia con Mara Rosi, appassionata come me e titolare con il marito della merceria Bergamasco conosciutissima dalle ricamatrici di tutto lo stivale e non solo, con la quale per tanti anni vado in giro a frequentare i corsi delle più svariate tecniche di ricamo.
Con la ristrutturazione post-sisma mi ritrovo con un piccolo locale nel centro storico, di cui seguo personalmente e con passione i lavori perché appare sempre più come il risultato del sedimentarsi nei secoli della storia di questa cittadina nelle sue pietre.
Sembra proprio raccontarne le vicissitudini.
Da un locale anonimo con due piccolissimi pertugi a garantirne l’aerazione, rimosso l’intonaco tornano alla luce le solide mura in pietra, uno stretto varco di accesso al cortile, una piccola nicchia e, dulcis in fundo, un bellissimo arco asimmetrico sempre in pietra, probabilmente antecedente al terribile terremoto del 1700, che un tempo lo collegava al locale adiacente.
Da quest’ultimo, nascoste sopra le volte in mattoni, fanno capolino delle aste di legno che si rivelano essere tre rastrelliere un tempo usate per “riporre” pentole coperchi e piatti in cucina.
L’idea che tutto ciò non venga perduto e riacquisti nuova vita raccontando a suo modo il passato e il presente e dando il piacere della bellezza, della continuità e del sentirsi a casa , al futuro, si definisce in me sempre più nettamente e così mi decido e faccio la pazzia, come dico io, perché avere la sfrontatezza di aprire una nuova attività di questi tempi comporta sicuramente un pizzico di incoscienza... più ancora quando si è perfettamente consapevoli di rivolgersi ad un mercato che abbia non solo “il soldo da spendere”, come si dice a Gualdo, ma anche la capacità di vedere e riconoscere la bellezza, la storia, la cultura che ci sono dietro un oggetto e di volerci spendere per il piacere di averlo accanto e rendere più piacevole il quotidiano e meno anonima la vita.
..come Filinfiore.
Perché uno dei problemi della nostra società è che non si è più educati alla bellezza ed all’importanza che essa ha nella nostra qualità di vita e questo è un campo dove c’è ormai tanto da fare e da ricostruire.
Nasce così Filinfiore, come punto di arrivo di una storia e della passione di una vita, e come inizio di una nuova avventura.
L’idea e la sfrontatezza-presunzione è di realizzare cose belle anche per altri, per chi sa vederle ed apprezzarle, cercando di costruirle secondo la storia, i gusti e le preferenze di ognuno, su uno qualsiasi degli oggetti che ci circondano ed aiutano in qualsiasi modo a vivere: camice, centri tavola, asciugamani, tende, tovaglie, bavaglini, camiciole e annunci nascita.
Potete anche, ad esempio, regalare alla vostra bellissima nipotina una coppia di asciugamani del vostro corredo dove voi avete realizzato la sfilatura ed io ho poi ricamato la cifra delle sue iniziali.
Ecco perché nel mio sito troverete tante cose che mostrano le mie potenzialità, ciò che ho ricamato seguendo le mie necessità e i miei gusti, ispirandomi alla mia storia ed a quella della mia città e cercando spesso spunto dalla rigogliosa natura che mi circonda.
Pochi sono invece i manufatti che hanno già un prezzo e sono subito acquistabili.
Contattami:
Se mi volete contattare ci potremo fare una “chiacchierata”.
Magari venitemi a trovare per un weekend in cui potrete anche apprezzare il piacere di una rilassante passeggiata sui prati di Valsorda o il panorama mozzafiato che si gode dai 1300 metri di Serrasanta da dove nelle giornate serene si spazia dal Subasio a Gubbio e Perugia, fino a scorgere i Sibillini e il mare Adriatico.
Potrete vedere dal vivo i fiori che ho ricamato e magari vi verrà voglia di “portarveli a casa” ricamati su di un centro o su un asciugamano o meglio ancora sulla vostra camicia di lino, così anche le vostre giornate più grigie saranno rallegrate dai colori della dolce natura umbra .